KABAT
METODICHE
PNF (Facilitazioni Neuromuscolatri Propriocettive) - Metodo KABAT
Tecnica sviluppata dal Kabat tra il 1946 e il 1951, successivamente completata ed arricchita dalle terapiste Margareth Knott e Doroty E. Voss; in Italia divulgata e ulteriormente sviluppata da Giuseppe Monari.
Essa ha avuto origine dall’osservazione dei movimenti compiuti nello sport e nella danza, Kabat osservò che per esprimere il risultato ottimale tali movimenti erano per lo più compiuti seguendo delle linee diagonali rispetto all’asse sagittale del corpo, e che in questi movimenti diagonali avveniva una rotazione.
Egli dimostrò clinicamente, e ciò fu confermato sperimentalmente da Cellhorn e Collaboratori, che nell’attività motoria volontaria i muscoli non vengono utilizzati singolarmente, ma sono raggruppati funzionalmente in schemi complessi (Patterns globali) composti da movimenti diagonali-spirali, che combinano tra di loro movimenti di flesso-estensione, adduzione-abduzione e rotazione.
Ad es. nelle oscillazioni degli arti superiori durante la corsa, l’elevazione anteriore della spalla si combina con la flessione-adduzione-intrarotazione del braccio e avambraccio.
L’attivazione di una singola funzione motoria facilita l’attivazione di schemi complessi e viceversa l’attivazione di un pattern globale facilita l’attivazione di una singola funzione in esso contenuta: ad es. l’elevazione anteriore della spalla e la flessione-adduzione-intrarotazione del braccio facilitano la flessione-adduzione-intrarotazione dell’avambraccio.
Sfruttando tale principio è possibile stimolare una funzione deficitaria bombardandola di eccitazioni attraverso l’evocazione di un pattern globale, con un meccanismo simile all’irradiazione dei riflessi.
Dalla grande quantità di combinazioni osservate nei movimenti, Kabat ne estrapolò un certo numero configurandoli in schemi diagonali−spirali che perfezionò ad uso terapeutico e classificò come "schemi base".
Secondo Kabat questi schemi formano “L’alfabeto del movimento”, pongono i gruppi muscolari in uno stato di massimo allungamento, consentendo loro di contrarsi secondo le migliori linee di forza, fino al massimo accorciamento, esprimendo così la maggiore potenza ed armonia nel movimento.
I lavori sperimentali di Gellhorn hanno confermato l’importanza dello stiramento muscolare e della resistenza per ottenere una contrazione muscolare più efficace, in particolare in muscoli paralizzati.
Nell’esercizio terapeutico lo stiramento muscolare iniziale e la modulazione della resistenza al movimento risultano quindi aspetti fondamentali per stimolare e facilitare la risposta delle componenti muscolari più deficitarie.
Le facilitazioni neuromuscolari propriocettive sono un metodo che ha uno dei più ampi ventagli di applicazione terapeutica:
- Potenziamento muscolare nell'atleta;
- Patologie ortopediche;
- Lesioni selettive muscolari periferiche;
- Lesioni midollari;
- Problemi respiratori;
- Lesioni cerebellari;
- Emiplegia nell'adulto
La scelta della metodica andrebbe in ogni caso subordinata ad un’attenta valutazione del paziente con la sua patologia: tipo di patologia, evoluzione, prognosi, obiettivi, priorità, età, compliance.